Un coach umanista è un allenatore delle potenzialità individuali, relazionali ed organizzative.

Ma cosa sono le potenzialità?

Lo studio delle potenzialità è frutto del lungo lavoro di ricerca messo a punto da Martin Seligman e Christopher Peterson, nel 1998 per individuare una lista delle risorse mentali delle persone che vivono una vita buona, quella a cui già Aristotele faceva riferimento parlando di eudaimonia : la vita buona, vissuta secondo l’eccellenza e la virtù, in cui realizziamo il nostro potenziale.

Nello stilare questa lista di risorse, partirono dal concetto di virtù, lavorando sulle principali correnti di pensiero dall’Atene del V sec ai giorni nostri, cercando le virtù, che producevano felicità, comuni ai principali filosofi Occidentali ed Orientali. Il libro innovativo, “Character Strengths and Virtues”, espone proprio i risultati della ricerca.

 

Dalle parole di Seligman

Con nostra grande sorpresa, quasi tutte queste tradizioni, disseminate su un lasso di tempo di tremila anni e sull’intera faccia della terra, tenevano in massimo conto SEI VIRTÙ: saggezza; coraggio; amore e umanità; giustizia; temperanza e trascendenza”.

 

Queste 6 virtù universali sono a loro volta matrici di 24 potenzialità. Cioè le potenzialità sono le vie concrete attraverso le quali si vivono le virtù.

Ad esempio, la virtù della Saggezza si realizza concretamente, nel nostro quotidiano, attraverso la potenzialità dell’amore per il sapere, della creatività, dell’apertura mentale, della curiosità e della lungimiranza.

 

La potenzialità è un tratto del carattere, una caratteristica psicologica osservabile in situazioni diverse e stabilmente nel corso del tempo.

Sono state definite potenzialità perché ne è stata vista la natura embrionale, quindi, come tali, sono sempre oggetto di libera scelta. Sta a noi tirarle fuori o lasciarle in un cassetto a fare muffa.

 

Ognuno di noi le possiede tutte, ma 2 o 3 di esse rappresentano i suoi punti di forza che se allenati in sistemi simbolici  (azienda, ufficio, famiglia, scuola, coppia, quartiere) adeguati alla persona diventano poteri, e talenti che ci rendono felici, appagati, infatti, quando prendiamo consapevolezza delle nostre potenzialità principali e le realizziamo viviamo sempre emozioni positive.

 

Nell’ottica del coaching umanistico, se possiamo escludere la presenza di una vera psicopatologia, la sofferenza e il malessere sono determinati dalla repressione delle nostre potenzialità.  Ad esempio, una delusione d’amore può portare a reprimere la possibilità dell’amare.

Quando invece accettiamo di allenarle, sperimentiamo una profonda gratificazione.

Il criterio per capire se una potenzialità ci caratterizza è proprio l’emozione positiva che essa suscita in noi e nelle persone accanto a noi. Perché le potenzialità sono sempre relazionali: fanno stare bene noi, ma anche chi ci vive e lavora accanto.

 

Quando esprimiamo i nostri punti di forza non proviamo neanche la sensazione di consumare energia, anzi, spessissimo entriamo in un flusso in cui riusciamo a mantenere la concentrazione per lunghi periodi di tempo, senza sperimentare grande fatica.

Il paradigma del coaching dice che per cercare di migliorare bisogna far leva sui nostri punti di forza. Abbiamo la potenzialità della gentilezza e dell’umorismo?

Miglioriamo queste potenzialità per trasformarli in poteri e poi pensiamo ai punti deboli che  cercheremo di rendere abbastanza decenti, ma senza perderci troppo tempo perché se lavoriamo tanto su un punto debole, dopo un anno non avremo altro che un punto debole rinforzato.

 

Il metodo del coaching umanistico mette al centro la persona unica ed irripetibile dato che non c’è nessun’altro che vive quella particolare combinazione di potenzialità in quel modo, in quel contesto, con quelle esperienze di vita. Per cui possiamo scoprire di avere delle potenzialità che riguardano la virtù della Giustizia, come l’imparzialità e la leadership. O potremmo avere potenzialità inerenti la virtù dell’Umanità, come la capacità di amare e farsi amare e la gentilezza o potenzialità della trascendenza, come gratitudine, spiritualità e apprezzamento della bellezza.