Il coaching umanistico è un metodo di allenamento delle potenzialità umane e si pone come collegamento tra un “qui e ora”, un Alpha, ovvero la situazione problematica portata dal cliente, ed un “là e allora”, un Omega, ovvero la sua situazione desiderata.

Nell’Alpha troviamo gli aspetti negativi ed indigesti della situazione esistente, mentre nell’Omega c’è la visione del futuro, la vita desiderata.

Concentrarsi sul presente, per andare verso il futuro, non significa negare l’importanza della storia individuale, perché, spesso, il passato costituisce o contribuisce al problema del presente.

COME SI GENERA UN BLOCCO?

La nostra mente rimugina su cose del passato, impedendoci di vivere a pieno il nostro presente, con la sensazione di non poter realizzare ciò che vorremmo perché ci sono dei macigni che ce lo impediscono. E’ come se, dentro di noi, fossero contemporaneamente presenti due forze ( quella del passato e quella del futuro)  che si contrappongono, come nel tiro alla fune, impedendoci di agire.

I consigli di amici e parenti sul provare a non pensarci più non servono perché, prendendo a prestito una frase di Michel de Montaigne, “ Niente fissa una cosa così intensamente nella memoria come il desiderio di dimenticarla”.

Cercando di controllare i nostri processi mentali o di scacciare i ricordi, sperimentiamo la situazione paradossale di non riuscire a fare a meno di pensare e provare ciò che vorremmo dimenticare, mantenendo e, addirittura, facendo dilagare il passato sempre più nel presente, bloccando lo svolgersi del futuro, impedendoci , così, di realizzare il nostro Omega, il nostro “là ed allora”.

Non si cancella il passato, ma bisogna farci pace, per consentire la nostra piena realizzazione in campo personale, affettivo e lavorativo.

PERCHE’ FARE UN PERCORSO DI COACHING?

In un percorso di coaching si lavora per sbloccare le risorse di cui la persona è dotata e che sono rimaste imbrigliate nella storia che ha preceduto il momento presente.

E’ fondamentale lavorare sulla nostra proattività, cioè sulla presa di consapevolezza che siamo noi i “capitani della nostra nave”.

Quindi mettiamo il focus non solo sull’esterno: il rapporto di coppia, il capo, l’ insegnante, il vicino di casa, ma portiamo l’attenzione su ciò che ci accade oggi e che fa da detonatore rispetto a ciò che ci è accaduto nel passato e che, evidentemente, non abbiamo ancora digerito.

Nell’ottica del coaching umanistico, se possiamo escludere la presenza di una psicopatologia, la sofferenza e il malessere sono determinati dalla repressione delle nostre potenzialità, ecco perché, quando ci sentiamo bloccati, e ne soffriamo, siamo invitati a riflettere su cosa abbiamo lasciato nel passato della nostra natura più bella ed autentica: la capacità di perdonare e amare? La perseveranza e la speranza? Il coraggio? L’amore della conoscenza?

Un amore finito male può portare a voler reprimere nel presente la possibilità di amare ancora. Stessa cosa avviene per il coraggio, quando, dopo un fallimento, lo chiudiamo nello scantinato.

Dimenticandoci che ogni esperienza è unica, il ricordo dell’esperienza passata, che non è andata come volevamo, si contrappone alla voglia di fare e si genera il blocco.

Dobbiamo invece ricordarci che le esperienze passate servono ad apprendere come fare meglio qualcosa nel futuro e non ad evitare di farla. Possiamo apprendere dal passato e, in quest’ottica, è importante dirsi che “Non ci sono errori ma esperienze”, cioè che possiamo apprendere ancora meglio e migliorare.

Ricordiamoci che è sempre possibile avere ancora una vita piena di soddisfazioni, anche se si sono persi anni nel rimanere ancorati al passato. Proviamoci assieme in un percorso di coaching!